19 Settembre 2020

“Il centrodestra è unito, ma non è un partito unico” – Intervista a ‘Il Giornale’

Categorie: Interviste
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Antonio Tajani sta per salire sul palco di piazza della Repubblica a Firenze, accanto a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, per chiudere una campagna elettorale carica di aspettative per il centrodestra. Il vicepresidente di Forza Italia ha girato vorticosamente l’Italia, da Bari ad Aosta, da Vietri sul mare a Senigallia, per promuovere i candidati azzurri, anche al posto del leader Silvio Berlusconi cui il Covid ha impedito di essere personalmente in campo.
Da Firenze lanciate il messaggio di un centrodestra unito in queste elezioni, contrariamente alle forze di maggioranza?
«Perché lo siamo, uniti. Tre forze diverse, ognuna con la sua identità, ma capaci sempre di trovare una sintesi. Non siamo un partito unico e FI è l’anima della coalizione, la vera garanzia di serietà, affidabilità, qualità, come dimostriamo nella scelta dei candidati. È un partito europeista, che assicura un ponte con Bruxelles. È la forza del lavoro e dell’impresa, che ha una visione del futuro, quella indicata da un grande leader e uomo di Stato come Berlusconi, già nel suo primo discorso all’uscita dall’ospedale. Il centrodestra è unito e dall’altra parte si azzannano».
La scelta di Firenze per l’ultimo appello agli elettori vuol dire che credete nella possibilità di una vittoria in questa regione, in cui è candidata alla presidenza la leghista Susanna Ceccardi?
«Crediamo che nessuna roccaforte rossa sia inespugnabile, anche la Toscana. Sarebbe una svolta storica, certo, ed è possibile. Abbiamo conquistato tante città qui, da Siena a Pistoia, da Pisa ad Arezzo, da Grosseto a Massa. Lavoriamo per vincere e altri eventi abbiamo già fatto, ad esempio, a Vietri sul Mare in sostegno del nostro candidato governatore in Campania Caldoro e a Bari per Fitto, di Fdi».
Su quale risultato scommettete: 5 a 2? O addirittura, come dice Salvini, 7 a 0?
«In tutte le Regioni e anche i Comuni che vanno al voto possiamo prevalere. Sarà sicuramente una vittoria per noi, perché il centrodestra avrà più Regioni e città da amministrare di oggi».
Sperate che un buon risultato dia una spallata al governo?
«Confermerà che la maggioranza degli italiani non si riconosce nelle forze al governo. Dovranno tenerne conto, ma dubito che la sinistra rinuncerà al potere. Lo ha dimostrato anche respingendo le nostre offerte di collaborazione, mentre soprattutto sul piano peri fondi europei dovrebbe ragionare con il centrodestra. Vedremo che faranno, da soli».
Nelle Regioni che ha girato quale atmosfera ha sentito?
«Grande malcontento, voglia di cambiare, in particolare per la sanità troppo spesso amministrata in modo clientelare. Se non c’è una svolta, è anche perché il Pd è succube dei 5 Stelle».
Il clima particolare creato dal Covid secondo lei chi avvantaggia?
«Creare paura del voto non agevola nessuno, si può andare al seggio senza preoccupazione e spero che ci sia una grande partecipazione. Quindi dico: “Andiamo tutti a votare”. Ha ragione Berlusconi quando cita Platone, per dire che la democrazia è il potere al popolo e chi si disinteressa viene punito da persone inadeguate al governo».
Per il referendum FI non è sul Si come gli alleati.
«Noi abbiamo lasciato libertà di voto, perché non si tratta di una questione tra partiti. Molti dentro FI sono per il No, perché questa riforma avrebbe avuto bisogno di un contesto più ampio, di un riequilibrio nel potere democratico delle regioni. Penso all’autonomia, ad esempio, ai poteri di Roma capitale che dovrebbe avere uno status diverso dalle altre città. Berlusconi aveva avviato il progetto per il passaggio di poteri dalla Regione al Comune, ma a Roma la sinistra non va avanti. Basterebbe che si incontrassero Zingaretti e la Raggi, però non lo fanno».
Perché nel centrodestra gli elettori dovrebbero votare i candidati di FI?
«Perché il nostro è l’unico movimento che difende i valori fondanti dell’Occidente, quello che più si è battuto per la riduzione della pressione fiscale e per dare prospettiva di lavoro per i giovani. Non si fa crescita con i bonus».
Caldoro è l’unico candidato governatore di FI. Che chance ha?
«Puntiamo anche alla presidenza della Val d’Aosta. In Campania, Regione Covid free diventata a maggior numero di contagiati, è evidente il fallimento politico della sanità di De Luca, al di là delle inchieste giudiziarie».

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