18 Novembre 2020

«Banche, stop alle nuove regole». Intervista al Quotidiano Nazionale

Categorie: Interviste
Tag: Governo 

Presidente Tajani, dal primo gennaio scattano nuove regole per i crediti deteriorati: non solo diventa più complicato per le banche concedere liquidità, ma c’è il rischio che basti un mancato pagamento da parte di una famiglia o di un’impresa per produrre effetti disastrosi fino al fallimento. Che cosa si può fare?
«Occorre sospendere subito le nuove regole fino alla fine della crisi Covid come si è fatto per il Patto di stabilità. E in seguito intervenire per vedere se è possibile renderle più flessibili».
Lei ha inviato una lettera ai vertici Ue per sollecitare un intervento, ma finora Bruxelles si è mostrata poco sensibile.
«Ecco perché ritengo utile che, al mio lavoro, si affianchi quello del governo italiano».
Come?
«A livello nazionale dovrebbe prorogare le garanzie dello Stato ai prestiti che le banche danno alle imprese contenute nel decreto liquidità, ma, soprattutto, dovrebbe battersi in Europa perché si sospendano le regole sugli accantonamenti di capitale previsti per le banche, si introducano deroghe al nuovo meccanismo per cui cade in default chi ha un debito arretrato di 90 giorni anche per soli 100 euro, limite che sale a 500 euro per le aziende, e allungare i tempi per il calcolo degli impatti nella cessione dei crediti deteriorati».
Ritiene che la pandemia abbia un peso sui crediti tale da giustificare un intervento simile a quello sul patto di stabilità?
«Assolutamente sì. Tanto a livello europeo che a livello nazionale il valore dei crediti deteriorati è destinato a raddoppiarsi. Per questo chiediamo di distinguere tra i crediti che sono davvero tali perché hanno il 5% di possibilità di essere pagati in quanto il debitore è sparito o l’azienda è fallita, e quelli che solo apparentemente sono deteriorati, ovvero che non riescono a essere saldati in tre mesi perché il debitore causa Covid è in temporanea difficoltà perché ha dovuto chiudere l’azienda, o magari attende che lo Stato saldi il suo debito con lui e così via».
È una battaglia che l’Italia è destinata a combattere da sola?
«No. È vero che molti paesi non la pensano come noi ma altri, dal Portogallo a Cipro, condividono la nostra battaglia».
Una battaglia che vede l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, in prima linea.
«Voglio essere chiaro: qui non si tratta di difendere le banche. ma i soldi di tutti i cittadini che devono essere messi in circolo per dare prestiti a famiglie e imprese e favorire così la crescita. Se non interveniamo, c’è il rischio che crolli tutto. Non è un caso che persino il Copasir ha dedicato diverse pagine della relazione sulla tutela degli asset strategici nei settori bancari e assicurativi inviata il 5 novembre ai presidente delle Camere alla questione dei crediti deteriorati. In quelle pagine c’è scritto che questa bomba a orologeria da centinaia di miliardi rappresenta, cito, «un grave rischio sistemico che potrebbe alimentare una spirale recessiva». Ma c’è di più: il Comitato per la sicurezza sottolinea pure che queste norme potrebbero spingere le nostre banche a cedere i crediti a condizioni molto svantaggiose, di cui fondi e soggetti speculatori stranieri potrebbero facilmente approfittare».
Condivide la proposta del Presidente del parlamento europeo, Sassoli, di cancellare il debito degli stati membri verso la Bce?
«Non credo sia praticabile».
Ma l’intervento sui crediti deteriorati è una delle condizioni che Forza Italia mette per dare una mano al governo?
«È una battaglia che noi abbiamo sempre fatto a fianco delle imprese. Ed è uno dei punti chiave per rilanciare l’Italia che presenteremo oggi e che poniamo con forza sul tavolo parlamentare del dibattito sul bilancio».

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