«Il decreto Sostegno rappresenta il cambio di passo che chiedevano ma bisogna fare di più: serve un nuovo scostamento di Bilancio da almeno 20 miliardi».
Il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, promuove il provvedimento che il governo si prepara a mettere sul tavolo spiegando che «le risorse dovranno essere incrementate per dare ulteriori risposte al Paese che sta soffrendo».
Qual è il suo giudizio sul decreto che il premier Draghi dovrebbe firmare la prossima settimana?
«Ci sono elementi positivi. Abbiamo chiesto ed ottenuto l’abbandono dei codici Ateco che non coprivano tutte le attività produttive e mi pare che Draghi abbia garantito indennizzi rapidissimi e certi: ci fidiamo di lui».
In queste ore, però, molte categorie hanno sollevato polemiche, temono indennizzi troppo modesti. Cosa ne pensa?
«Bisogna fare ogni sforzo possibile. Come Forza Italia abbiamo proposto di risarcire non solo le perdite di fatturato confrontando tutti i mesi del 2019 con il 2020, ma anche i costi fissi. Per essere più chiaro, da questo punto di vista, suggeriamo un risarcimento del 90% dei costi fissi per le micro e piccole aziende e fino al 30% per le aziende più grandi».
Il capitolo fiscale è molto discusso, c’è chi teme l’arrivo di una stagione di condoni. Qual è la vostra posizione?
«Noi puntiamo ad una Pace fiscale, ma è evidente che dovrà essere selettiva: chi può permettersi di pagare dovrà farlo. Ad ogni modo, occorre una tregua in questa fase: stop fino a fine anno all’invio delle cartelle esattoriali, sì al Saldo e stralcio e blocco delle rate della rottamaz ione-ter».
Il governo prepara il rifinanziamento di Reddito di emergenza e cittadinanza. Voi siete sempre stati piuttosto critici su questi strumenti. Cosa ne pensa?
«In una fase emergenziale come questa possono essere strumenti utili ma noi siamo contrari a meccanismi assistenziali e ritengo che non possano essere prorogati indefinitamente. La logica è semplice: chi può lavorare deve essere aiutato a farlo. Chi non può deve essere sostenuto dallo Stato. Siamo favorevoli, piuttosto, ad una politica che punti alla creazione di posti di lavoro».
Entro aprile il governo dovrà presentare all’Europa il Recovery pian. Quale quadro si va delineando?
«Sono fiducioso. Si tratta di una grande occasione per definire il disegno strategico dell’Italia da qui ai prossimi 10 anni. Abbiamo l’opportunità di realizzare grandi riforme in vari campi: giustizia, lavoro, pubblica amministrazione. Non solo: il Paese potrà riscrivere la propria politica industriale e potenziare le infrastrutture digitali».
Fra poche ore, in molte Regioni, scatteranno nuove pesanti restrizioni. Teme un nuovo lockdown generalizzato?
«No, non lo prevedo. Ma una cosa è certa: dobbiamo fare tutto quello che è possibile per arrivare ad almeno 500 mila vaccinazioni al giorno. Abbattere la pandemia è la condizione indispensabile per rinascere. Il Paese e la politica sono è chiamati ad uno straordinario sforzo di responsabilità».
A questo proposito, le fibrillazioni interne al Pd rischiano di inceppare il percorso del governo Draghi?
«Il rischio c’è ma mi auguro che potremo andare avanti remando insieme dalla stessa parte. Poi, finita l’emergenza, ci separeremo a ciascun partito riprenderà il suo percorso».