7 Febbraio 2022

“Il centrodestra vince se smette di litigare” – Intervista a “Libero”

«Il centrodestra deve fare un salto di qualità e diventare protagonista della modernizzazione del Paese. Basta con le polemiche e i temi che appassionano solo il palazzo. I nostri valori non cambiano, al centro mettiamo sempre la persona, ma il mondo va avanti. Oggi i trattori sono guidati dai satelliti, le cure mediche sono diversissime da quelle di cento anni fa. Stati Uniti, Cina e India ci sfidano sulla ricerca e l’innovazione. Le bollette dell’energia aumentano. Le aziende italiane del settore agroalimentare non riescono a trovare giovani tecnicamente preparati. Noi che risposte diamo a questi problemi? È questo che deve chiedersi il centrodestra, se nel 2023 vuole vincere e governare». Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e del Partito popolare europeo, è politico di lungo corso e prestigioso curriculum, abituato alle mediazioni, ma è chiaro che sopporta a fatica questa fase, fatta di tatticismi e litigi, soprattutto tra alleati. Ammesso che questa parola si possa ancora usare.

Iniziamo da qui: il centrodestra esiste ancora?

«Esiste perché c’è il popolo di centrodestra. Il centrodestra politico deve essere trasformato, aggiornato e rafforzato, e non si può certo dire che sia un monolite. Ma con l’attuale legge elettorale non può non esserci».

Sarebbe a dire che se viene introdotta un’altra legge elettorale, magari di tipo proporzionale, l’alleanza non c’è più?

«C’è già una legge elettorale e non è il momento di cambiarla, le priorità sono altre. Incontro tanti italiani: mi chiedono cosa stiamo facendo per ridurre le bollette, cosa facciamo per sconfiggere il Coronavirus, per tornare a una vita normale e per salvare le loro imprese e i loro negozi. Vogliono sapere come aiutiamo i loro figli a trovare lavoro. Nessuno mi chiede se la prossima legge elettorale sarà maggioritaria o proporzionale».

Il buon senso comune. 

«Hanno ragione. È vero che l’economia cresce, ma c’è pure un’inflazione talmente alta che rischia di vanificare la crescita. E il numero di poveri è in aumento».

La vostra risposta?

«L’economia va sostenuta con i ristori, ma anche utilizzando tutti gli strumenti del Recovery plan europeo. E il centrodestra di governo deve impegnarsi a realizzare le riforme che lo accompagnano: giustizia, burocrazia, fisco. Senza queste, gli italiani lasceranno lì dove sono quei 1.800 miliardi di euro che oggi tengono nelle casseforti delle banche, perché hanno paura di investirli. E se non investono loro, figuriamoci gli stranieri». 

Intanto, però, nell’ultimo consiglio dei ministri, la Lega non ha votato i provvedimenti in materia di Covid. Non le sembra l’inizio dello smarcamento dall’esecutivo?

«Credo a Salvini quando dice che la Lega non vuole uscire dal governo. Le proposte di Forza Italia, a cominciare dalla cancellazione dei colori e dalla semplificazione delle norme per la didattica a distanza, sono state accettate. Sulla dad per gli studenti non vaccinati le idee della Lega sono diverse dalle nostre, ma né la coalizione né il governo si reggono su questo. Le questioni fondamentali sono altre, come le tasse. E se il centrodestra vuole ottenere i suoi obiettivi, serve stabilità. È il motivo per cui noi e la Lega abbiamo votato per Mattarella: la stabilità».

Voi e la Lega lo avete votato, Fratelli d’Italia no. Come sono i rapporti con Giorgia Meloni?

«Quelli personali, buoni come sempre. Quelli politici ci vedono ovviamente divisi: noi siamo al governo, loro all’opposizione, certe tensioni sono inevitabili».

Però tra un anno si vota e i toni all’interno della coalizione non sono mai stati così duri.

«È chiaro che il centrodestra, se vuole vincere le elezioni, deve trovare una sintesi. Per questo Forza Italia sta evitando di fare polemiche, concentrandosi sulla soluzione dei problemi di famiglie e imprese. Sappiamo che si può andare al governo solo se il centro del centrodestra, quello che rappresenta in Italia il Partito popolare europeo, riesce a raccogliere tanti consensi da permettere alla coalizione di vincere e risultare credibile a livello internazionale».

La difesa delle istituzioni europee non è un buon argomento con cui chiedere voti, soprattutto per il centrodestra.

«Col varo del Recovery plan l’atteggiamento dell’Europa è cambiato, da rigorista è diventato solidale, e questo è avvenuto grazie al Partito popolare europeo, del quale sono vicepresidente dal 2002. E oggi il presidente del parlamento europeo è del Ppe: Roberta Metsola l’abbiamo voluta noi e hanno fatto bene Salvini e la Meloni a votarla. Il loro è stato un importante passo in avanti». 

Eppure «europeista», nel dibattito politico italiano, sembra spesso il contrario di «patriota».

«Sono un patriota, sono figlio di militari cresciuto in caserma, la prima cosa che ho imparato a disegnare è il Tricolore. Proprio perché voglio difendere la mia patria, so che posso farlo solo essendo parte di qualcosa più grande. Guardiamo all’energia: senza gli stoccaggi europei rischiamo di andare gambe all’aria. E come si può sperare di sconfiggere il cancro e la prossima pandemia, senza gli investimenti dei programmi Ue? L’Europa si è divisa in Libia, dove l’Italia e la Francia hanno avuto politiche contrastanti: il risultato è che ora lì comandano turchi e russi, italiani e francesi sono fuori».

Se si votasse oggi, quali sarebbero i vostri alleati? Giovanni Toti e Matteo Renzi sarebbero con voi?

«Toti, al momento, mi pare che sia nel centrodestra, non ha mai detto di non esserci. Renzi invece non fa parte del centrodestra. Con lui si può combattere insieme per alcune riforme, come quella per la giustizia».

Il progetto di Toti, Renzi e gli altri è creare un partito di centro al di fuori delle attuali coalizioni.

«Non vedo le condizioni per farlo. L’unica soluzione è rafforzare l’anima riformista, liberale, garantista e cristiana del centrodestra».

La proposta di Salvini di dar vita ad una federazione modellata sul Partito repubblicano statunitense è ricalcata su una storica idea di Silvio Berlusconi. Eppure non ha scaldato nessuno, nemmeno voi. 

«Berlusconi lanciò l’idea di fare l’equivalente del Partito repubblicano americano nel 2015, avendo come obiettivo le elezioni del 2023. Era una proposta a lungo termine, su cui occorreva lavorare. Ora siamo pronti a discuterne, ma una simile rivoluzione non si può fare in un giorno. Le fusioni a freddo non danno mai buoni risultati e noi e la Lega, pur stando al governo insieme, siamo ancora diversi. Quale Europa vogliamo? Che rapporti dobbiamo avere con gli Usa? Un simile Partito repubblicano può avere successo solo se è europeista e atlantista». 

Avete applaudito pure voi il discorso di Sergio Mattarella. Crede che in quest’anno di campagna elettorale sia davvero possibile varare un simile pacchetto di riforme?

«Quello di Mattarella è un pacchetto per i prossimi sette anni. Lo abbiamo apprezzato moltissimo quando ha parlato della lotta alle povertà e alle disuguaglianze, del ruolo che debbono avere parlamento e partiti e quando ha posto in quel modo il problema della riforma della magistratura e del Csm. Mattarella è un politico e ha fatto un discorso politico, lo abbiamo votato anche per questo. Draghi è bravo, il nome di Elisabetta Belloni e gli altri di cui si era parlato sono degnissimi, ma non potevamo avere un grand commis a palazzo Chigi e un altro al Quirinale».

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

NO AL REATO D'OPINIONE #DDLZan

“We the people” tell the government what to do, it doesn’t tell us. “We the people” are the driver, the government is the car. And we decide where it should go, and by what route, and how fast.“We the people” are free. R.Reagan #Happy4thofJuly to our American partners!
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