4 Luglio 2022

«La sinistra vuole picconare il governo» – Intervista a “La Verità”

II coordinatore nazionale di Forza Italia: «Pretendono di affrontare questioni divisive come la cannabis e lo lus scholae quando abbiamo la guerra alle porte e la pandemia che non è ancora stata sconfitta»

Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, con l’inflazione record all’8% siamo tornati ai livelli degli anni 80. Rischiamo il tracollo? 

«A questo punto, serve un nuovo quantitative easing a livello europeo per aiutare le famiglie a fronteggiare l’impennata dell’inflazione e dei prezzi dell’energia. Se uno Stato spende 5o miliardi per proteggere i suoi cittadini dalla bufera economica che stiamo vivendo, mi aspetto che la Bce compri il debito dello stato per quello stesso importo. E poi dobbiamo uscire da questo tunnel dell’ecologismo fondamentalista: se ci consegniamo a Greta Thunberg, come fa la sinistra, firmeremo la nostra condanna».

Siete ancora convinti che per aumentare gli stipendi dei lavoratori si debba intervenire sul cuneo fiscale?

«La crescita si favorisce solo riducendo la pressione fiscale sulle imprese, e permettendo di aumentare così la busta paga dei lavoratori».

Con quali soldi?

«Solo la riforma del reddito di cittadinanza porterebbe 3-4 miliardi. E poi con le nuove norme introdotte anche grazie a Forza Italia non ci saranno più quelle figure improbabili che dovranno mediare tra impresa e beneficiario del reddito di cittadinanza: se non si risponde all’offerta, si perde il lavoro».

Mentre gli italiani sono torchiati dal carovita, oggi l’incontro tra Giuseppe Conte e Mario Draghi. Si valuta la permanenza dei cinque stelle al governo. E anche Salvini è sul piede di guerra. Siamo sull’orlo del caos?

«È chiaro che la sinistra, attraverso il Pd e il Movimento 5 Stelle, si è messa in testa di picconare il governo. Pretendono di affrontare questioni divisive come la cannabis e lo ius scholae quando abbiamo la guerra alle porte e la pandemia che non è ancora stata sconfitta. Dovremmo occuparci piuttosto di lavoro, di aiuti alle imprese e riduzione delle tasse».

Sullo ius scholae in aula alla Camera voterete contro?

«Cosi come l’hanno presentato, è invotabile. Abbiamo fatto di tutto per trovare un compromesso. Se si vuole concedere la cittadinanza a un giovane straniero, devono valere le stesse regole applicate ai giovani italiani: cioè gli otto anni previsti per il completamento della scuola dell’obbligo. Otto anni, non cinque. Oppure avere una formazione professionale di primo livello, così da ottenere la garanzia di entrare nel mondo del lavoro».

Enrico Letta dice che chi rifiuta la nuova cittadinanza «vuole la continuità della razza italiana». 

«Ma figuriamoci. Io sono un convinto cattolico, altro che razzista. Stanno facendo demagogia sulla pelle dei bambini, mentre la nostra è una proposta di buon senso. Se un bambino italiano è obbligato ad andare a scuola fino alla terza media, perché uno non italiano dovrebbe fermarsi alla quinta elementare?».

Siamo tutti in trance agonistica pre-elettorale? 

«Mentre porta avanti queste battaglie divisive, la sinistra si dimentica di difendere lavoratori e imprese. Come possiamo pensare di far passare il tetto del gas a Bruxelles, quando il premier è costretto ad abbandonare di corsa i suoi impegni internazionali perché la sinistra fa i capricci? Cosi facendo, rischiano seriamente di far cadere il governo».

Appunto: che succede se Giuseppe Conte o Matteo Salvini dovessero uscire dalla maggioranza, oppure optare per un appoggio esterno? 

«Si va a votare. Non c’è possibilità di mettere in piedi altri governi. Sarebbe ridicola ogni alternativa. Questo è un esecutivo di unità nazionale, nel quale siamo entrati per garantire che le riforme – come quella sulla casa – non contraddicessero i principi del centrodestra. Non possono nascere maggioranze politiche diverse».

È immaginabile che dopo Draghi, nella prossima legislatura ci sia ancora Draghi? 

«Questo governo è destinato a lavorare fino alla scadenza naturale. E dopo ci sarà un governo scelto dal popolo. E io sto lavorando perché sia un governo di centrodestra».

Ma se nessuno vincesse le elezioni, si tornerebbe all’unità nazionale? 

«Il centrodestra ha i numeri per imporsi. E tutto mi fa pensare che un vincitore ci sarà».

Però il ministro Brunetta rilancia l’agenda Draghi per i prossimi cinque anni, e dice che il bipolarismo è finito. Parla a nome del partito, o solo a nome suo? 

«La linea di Forza Italia la decide Berlusconi. Quella di Brunetta è un’opinione personale. Non siamo una caserma, ma la linea del partito è un’altra».

Non crede al «grande centro», oggi affollatissimo? 

«Il centro è Forza Italia, alternativo alla sinistra e parte integrante del centrodestra. I «centrini» non esistono, e dal ‘S4 in poi sono sempre stati destinati a fallire nella politica italiana».

Però gli alleati di centrodestra temono che i voti della coalizione vengano utilizzati dopo il voto per mettere in piedi governi di larghe intese. Serve un patto scritto come garanzia? 

«La garanzia è Berlusconi stesso, e la sua storia. È il fondatore del centrodestra. E l’unico che ha condotto la coalizione alla vittoria sconfiggendo la sinistra, con moderazione e buon senso. E credo che tutti debbano mostrare gratitudine nei confronti del fondatore dell’alleanza. Partecipare al governo Draghi per noi è come mettersi la maglia della nazionale in un momento d’emergenza, ma resta una parentesi».

Non è un mistero che il centrodestra sia attraversato da malumori crescenti. La corsa alla leadership si fa sentire. 

«Non mi appassionano i discorsi sulle poltrone, perché fanno imbufalire i nostri elettori alle prese con inflazione, disoccupazione e siccità. Parlare esclusivamente di leadership è prematuro e anche di parte. Non è un modo per guardare agli interessi del Paese».

Cosa le hanno insegnato le ultime amministrative? 

«Una semplice verità: ancora una volta il centrodestra vince se resta unito, e i nostri elettori lo sanno benissimo. Nessuno è indispensabile, nessun partito da solo è in grado di vincere, e le ultime elezioni lo hanno dimostrato. Se ci dividiamo, facciamo un grandissimo regalo alla sinistra ormai frantumata».

Giorgia Meloni non può permettersi di dare le carte sulle candidature, sulla base dei sondaggi? 

«Io non ho pregiudizi nei confronti di nessuno. Però qua non si tratta di dare le carte, ma di vincere le elezioni politiche».

Fontana candidato in Lombardia e Musumeci in Sicilia? 

«Ne parleremo. Se Fontana si ricandida siamo favorevoli, ma ci sono molte riserve sul fatto che Musumeci sia la figura vincente».

Se Fdi sarà primo partito, Meloni premier? 

«Non ho preclusioni. Ma intanto lavoriamo per vincere. Non è una corsa tra di noi all’interno del centrodestra, ma una sfida contro il grande partito dell’astensione. Se perdiamo questa sfida, non ci saranno primi secondi o terzi posti, per nessuno».

È diventato complicato mettersi d’accordo anche su dove piazzare il tavolo dei vertici. Anche la toponomastica in politica conta. 

«Non mi pare il primo dei problemi. Però Ancore resta un luogo simbolo. Li è nato il centrodestra, da li passa la sua storia. Chi dimentica il suo passato, non ha futuro».

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

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“We the people” tell the government what to do, it doesn’t tell us. “We the people” are the driver, the government is the car. And we decide where it should go, and by what route, and how fast.“We the people” are free. R.Reagan #Happy4thofJuly to our American partners!
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