Ministro degli Esteri Antonio Tajani, la Commissione Europea che sta per nascere ha di fronte scelte importanti e non potrà prescindere dai valori della tradizione popolare. Qual è il ruolo dell’Italia?
«Un ruolo di assoluto protagonista per una serie di ragioni».
Andiamo per ordine…
«Primo punto: l’autorevolezza dell’Italia consiste nell’avere un governo stabile. Secondo: il Paese è saldamente ancorato alla tradizione del popolarismo europeo. Nella coalizione di governo in Italia Forza Italia è componente determinante e imprescindibile ed è un partito storicamente legato alla grande famiglia dei Popolari europei, che sono la maggioranza a Strasburgo. Questa è garanzia di credibilità e affidabilità».
Tutto ciò in un momento storico in cui Francia e Germania mostrano un certo appannamento sia dal punto di vista della stabilità politica sia sotto l’aspetto delle performance economiche…
«Non solo. Il G7, in Puglia come a Capri, a giugno e ad aprile scorsi, ha dimostrato la centralità assoluta del nostro Paese su dossier importanti come Ucraina, Medio Oriente, Africa, Balcani. Non si tratta di un successo casuale ma è il frutto di un intenso lavoro diplomatico, di consolidate relazioni, di credibilità politica che ci viene riconosciuta a tutti i livelli. Non a caso abbiamo rafforzato i nostri uffici di rappresentanza a Bruxelles: è stato uno dei primi atti che ho varato da ministro».
Il nodo Fitto è stato risolto, sarà commissario. Ma con quale ruolo e quali deleghe?
«La scelta di Fitto, da me sempre sostenuta e avallata, è stata la migliore possibile: è stimato in Europa e conosce bene i meccanismi procedurali e decisionali. E il fatto che anche esponenti autorevoli del Ppe lo abbiano sostenuto e lo sostengano è una garanzia per l’Italia e per lo stesso Fitto. Tutto il gruppo di Forza Italia a Bruxelles, guidato da Fulvio Martusciello, sosterrà il lavoro di Fitto e della Commissione. E trovo significativo che il nostro capodelegazione in Europa sia proprio un uomo del Sud, un leader napoletano. Il Sud chiede, ma il Sud offre anche il suo impegno, all’Italia e all’Europa».
È stato il faccia a faccia Meloni-Weber, mediante i suoi buoni uffici, a sbloccare la partita?
«Abbiamo lavorato con un obiettivo comune, c’è stato un lavoro di squadra tra Meloni, Weber, Metsola, von der Leyen. Fitto sarà vicepresidente esecutivo con deleghe di primo piano come si addice al rappresentante di un Paese del livello dell’Italia, tra i fondatori dell’Unione. E aggiungo anche che l’Europa si gioverà dell’impegno e dell’azione di un membro determinante come l’Italia, in grado di offrire il proprio contributo nell’interesse dell’Unione».
Con Fitto in Europa il governo a Roma è più debole?
«No. Fitto in Europa rafforza l’Italia. Poi per riequilibrare la compagine del governo nazionale c’è tempo: troveremo le soluzioni migliori soprattutto in relazione al Pnrr».
Con quali credenziali l’Italia arriva al varo della commissione Ue?
«Con un indice di sviluppo economico costante: occupazione in crescita, siamo la quarta potenza mondiale per export, la seconda manifattura nel continente, abbiamo un sistema bancario solido e stabile, un tessuto di quattro milioni di piccole e medie imprese. Oggi il Paese è in grado di attrarre investimenti europei e cresce molto grazie al Sud».
Finalmente l’occasione di agganciare il Mezzogiorno alla locomotiva europea?
«Dall’export al Pil, con un incremento delle imprese attive dell’11% il Mezzogiorno rappresenta un polo di sviluppo e crescita costante. Un’Europa forte non ha bisogno solo di Francia e Germania ma anche di un’Italia competitiva e questo può avvenire soltanto con un Sud che corre più degli altri. Del resto la Convention del Ppe a Napoli del 24-27 settembre è un chiaro riconoscimento al ruolo di Forza Italia ma un segno di ampia considerazione per l’Italia, per il Mezzogiorno e per Napoli».
Come va sostenuto questo processo di crescita?
«Lo faremo già con la prossima Finanziaria prevedendo misure per lo sviluppo delle imprese, per le famiglie, i giovani, l’occupazione femminile».
Ma l’Europa si attende anche molte riforme dall’Italia. Il Paese saprà rispondere?
«La riforma della Pubblica amministrazione varata da Zangrillo porterà efficienza, merito e meno burocrazia. Serve anche una riforma sulle regole della cittadinanza ma anche la riforma della giustizia, la cui lentezza nel settore civile ci costa quasi 3 punti di Pil, è un elemento di grande rilevanza. Il nostro impegno, come Forza Italia, nell’ambito della famiglia popolare insisterà anche sulle politiche green sostenibili come abbiamo fatto in passato contrastando atteggiamenti integralisti come sul caso imballaggi. Ciò a cui dobbiamo puntare è la definizione di una politica industriale europea omogenea».