20 Novembre 2023

Tajani: “La Germania inizia a vedere la migrazione con occhi diversi” – Intervista a “DIE WELT”

Ministro Tajani, Lei è Vicepresidente del gruppo parlamentare europeo cristiano-conservatore PPE, del quale fa parte anche la CDU/CSU. Quando recentemente si è acceso il dibattito in Italia in merito a una possibile coalizione tra il PPE e il gruppo nazionalista di destra Identità e Democrazia (ID), Lei si è fermamente dichiarato contrario. Potrebbe spiegarcene il motivo?  

Non è possibile stringere un’alleanza con Marine Le Pen (del partito francese Rassemblement National; d. Red.) e l’AfD, entrambi membri importanti del gruppo ID, perché loro non credono nell’UE e nella NATO. Fondamentalmente le loro posizioni politiche sono diverse dalla nostra. E a me non piacciono le tematiche che promuovono. La cosa peggiore, che mi è rimasta impressa, è che l’AfD discuteva della possibilità di introdurre scuole separate per bambini con disabilità. Una tale decisione sarebbe contraria ad ogni concezione logica o cristiana della vita. Dopo tutto, non è una questione legata alle facoltà fisiche e mentali, perché ogni essere umano è utile e insostituibile.

Dal punto di vista della Germania risulta difficile comprendere il suo rifiuto categorico di un’alleanza con l’AfD, considerando che Lei in Italia governa al fianco della Lega, la quale è a sua volta membro del gruppo parlamentare ID. Perché, secondo Lei, nell’UE esiste una barriera protettiva che in Italia non esiste?

Sebbene a livello UE sia l’AfD che la Lega appartengano allo stesso gruppo, a livello contenutistico vi è una differenza sostanziale tra i due. Il Ministro per le Disabilità in Italia è un Ministro della Lega ed ha pertanto una visione completamente diversa da quella dell’AfD. Per me conta il contenuto, non la forma. Io rispetto gli elettori di Le Pen e dell’AfD, ma le loro idee sono incompatibili con le mie. I nostri punti di riferimento politici all’estero sono l’UE e gli Stati Uniti d’America. Come si può dunque trovare un accordo con loro? Io personalmente credo che l’unica alleanza possibile sia quella tra i gruppi parlamentari PPE, i socialdemocratici, i liberali e l’ECR.

Anche il partito polacco PiS, i Democratici Svedesi o il partito di governo ceco ODS sono membri del gruppo parlamentare ECR. E ovviamente anche Fratelli d’Italia guidato dal vostro Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni. In Germania sia Giorgia Meloni che Lega vengono considerati dei partner di coalizione altrettanto difficili. 

L’ECR è una parte integrante delle istituzioni dell’Unione europea. I suoi membri hanno votato per Roberta Metsola come Presidente del Parlamento europeo e in parte anche per Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione europea. Il gruppo parlamentare ECR è quindi completamente diverso dall’ID.

A livello europeo il tema della migrazione è attualmente oggetto di un acceso dibattito.  Per anni l’Italia lamentava di essere stata lasciata sola a gestire la situazione. Lei può affermare che la riforma della politica migratoria accordata dagli Stati membri dell’UE ha effettivamente segnato una svolta rispetto alla situazione precedente?

A livello UE è stato fatto un passo avanti. Sta aumentando la consapevolezza del fatto che questo fenomeno migratorio non è solo un problema italiano, ma va affrontato a livello europeo. E quando il Cancelliere tedesco Olaf Scholz dichiara di comprendere l’accordo stipulato tra Italia e Albania e di seguirne attentamente l’implementazione, per me significa che anche in Germania si iniziano a vedere le cose in maniera diversa. Se non si combatte prima il problema della migrazione primaria, è difficile affrontare la migrazione secondaria.

Scholz non è di certo l’unico a seguire attentamente la questione dell’accordo Italia-Albania, la cui conclusione è stata proclamata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni la settimana scorsa. Per molti non è proprio chiaro come l’Italia possa riuscire ad attuare le procedure di asilo in Albania per una parte dei migranti che attraversano il Mediterraneo.  Come possono questi centri per migranti situati in territorio albanese appartenere legalmente all’Italia?

Una parte dell’accordo stipulato prevede che questi centri vengano gestiti come se si trovassero sul territorio italiano. I migranti vengono tenuti in questi centri e posti sotto la supervisione e l’amministrazione italiana durante l’intero arco della loro permanenza. I centri stessi sono posti sotto il controllo delle autorità italiane, mentre l’Albania rimane responsabile per tutta l’area esterna ai centri.  I migranti vengono tenuti nei centri per tutto il tempo necessario alla verifica delle loro domande. Se la domanda viene accettata, vengono portati in Italia.  Qualora venisse respinta, verranno riaccompagnati nel loro paese di origine.

Il rimpatrio oggigiorno non funziona per via della mancata cooperazione da parte delle autorità dei paesi di origine. Come può dunque funzionare la procedura dei rimpatri dall’Albania? 

Le cose possono migliorare considerevolmente. Noi dobbiamo però far sì che tutto si svolga in maniera più rapida. Detto ciò, i quattro ministeri coinvolti nella stesura dell’accordo hanno assicurato che i centri sono conformi ai regolamenti dell’Unione europea.

Meloni ha sottolineato più volte che questo accordo comporterà una riduzione dei flussi migratori. Ma come sarà possibile? Per molti migranti la cosa più importante è quella di lasciare l’Africa e dirigersi verso il continente europeo. Che riescano a giungere in Italia, Grecia o Albania, non conta per loro.

No, non si tratta di ridurre il numero di persone in arrivo, bensì di avere più spazio per accoglierle. Ci troviamo di fronte al rischio che il loro numero aumenti ulteriormente per via della guerra nel Medio Oriente. Questo meccanismo comporta, tra l’altro, un maggiore controllo sugli ingressi nell’UE. In fin dei conti è anche una questione legata alla sicurezza interna. Anche il terrorista dell’attacco a Bruxelles è arrivato in Europa attraversando il Mediterraneo e passando per Lampedusa. Per ridurre il numero di migranti è necessaria una strategia paneuropea in Africa, ovvero, un piano di investimenti simile al Piano Marshall, che favorisca lo sviluppo della regione cosicché le persone non desiderino più lasciare la propria patria.

L’accordo migratorio con la Tunisia, stipulato dall’UE sotto la guida dell’Italia, avrebbe costituito un primo passo in questa direzione.  Tuttavia, il Presidente della Tunisia Kais Saied ha finora frenato l’implementazione dell’accordo, non accettando il denaro dell’UE o negando ad una delegazione del Parlamento europeo l’accesso al paese.

Il rapporto tra Italia e Tunisia continua ad essere eccellente. Sono stato lì circa un mese fa per concludere un accordo inerente a più di 4.000 visti di lavoro aggiuntivi. Nelle ultime settimane si è già registrato un numero minore di migranti che hanno lasciato la Tunisia per l’Italia proprio perché Tunisi ha rafforzato i controlli lungo le proprie coste. Ma questo è un cambiamento che richiede tempo; non esiste una bacchetta magica che si possa agitare per accelerare tutto in un batter d’occhio.

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

NO AL REATO D'OPINIONE #DDLZan

“We the people” tell the government what to do, it doesn’t tell us. “We the people” are the driver, the government is the car. And we decide where it should go, and by what route, and how fast.“We the people” are free. R.Reagan #Happy4thofJuly to our American partners!
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