20 Ottobre 2023

Tajani «L’Italia all’opera da subito per evitare che la guerra si allarghi. Il vero rischio è il Libano» – Intervista a “Nazione – Carlino – Giorno”

Sull’orlo di una guerra che potrebbe assumere dimensioni disastrose, il capo della diplomazia italiana, Antonio Tajani, è tra i più attivi nel tentativo di evitare in extremis che la situazione precipiti. L’obiettivo che dal 7 ottobre il ministro degli Esteri persegue e non smette di proporre a tutti i suoi interlocutori si riassume in una parola: de-escalation. Intanto, però, il conflitto rischia di scatenarsi non solo a Gaza ma su un fronte ancora più pericoloso: quello del Libano.

Ministro, ritiene che una guerra tra Israele e Hezbollah sia imminente? È concreta la minaccia di un allargamento del conflitto al Libano?

«Il rischio c’è, lavoriamo perché non accada. Nelle prossime ore sarò in Tunisia per parlare anche di questo: il Paese è stato per tanti anni la sede dell’Olp, seguono con attenzione la questione palestinese. Cerchiamo di convincere anche loro ad avere un ruolo di pacificatori».

Lei insiste molto sulla de-escalation. In concreto, cosa intende?

« Fare in modo che il conflitto non si allarghi ad altri Paesi, e si limiti al massimo anche tra israeliani e palestinesi, diminuendo di intensità. Ciò implica che da parte di Hezbollah non si lancino più razzi su Israele, e da parte di Hamas non si alzi il livello dello scontro».

La liberazione degli ostaggi è il primo passo per avviare la de-escalation?

«La liberazione degli ostaggi serve certamente ad allentare la tensione come l’apertura del passo di Rafah o l’ingresso di cibo e acqua e medicine per la striscia di Gaza. Senza mai dimenticare che, in questa storia, ci sono degli aggressori e un aggredito, che è Israele».

Cosa può fare la diplomazia europea e quella italiana in particolare? Possiamo spendere le credenziali acquisite nella prima Repubblica, quando avevamo un rapporto speciale con i Paesi arabi e con palestinesi?

«Assolutamente sì. L’Italia può svolgere un ruolo importante. Abbiamo buoni rapporti con i Paesi arabi, che pure sanno siamo schierati con Israele. Tutti gli incontri che abbiamo sono frutto delle ottime relazioni diplomatiche. Stiamo lavorando tanto anche in Africa e nei Paesi del Golfo: con tutti i nostri interlocutori parliamo di pace. L’abbiamo fatto anche con Israele, al quale abbiamo chiesto una reazione ‘proporzionata’. E mi sembra che al momento sia tale: il razzo sull’ospedale di Gaza a noi non risulta sia stato lanciato dal governo di Gerusalemme».

L’invasione di Gaza sarebbe una risposta proporzionata?

«Bisogna chiedere a Netanyahu. Noi diciamo ad Israele che bisogna rispettare il diritto internazionale, ed evitare che la popolazione civile sia coinvolta, perché i palestinesi non sono Hamas».

Come si isola Hamas dai palestinesi?

«Sradicando Hamas e parlando con l’Autorità Nazionale Palestinese. Ora, però, è importante che Hamas non spari più contro Israele».

Davvero pensa che Israele possa trattare con Hamas?

«Noi abbiamo parlato con il Qatar e con tutti quei Paesi che direttamente o indirettamente sono in grado di parlare con Hamas perché facciano arrivare questo messaggio e convincano Hamas a liberare gli ostaggi».

Ha trovato terreno fertile?

«Disponibilità a lavorare per trovare soluzioni ci sono».

Hamas accusa l’Occidente di aver dimenticato la questione palestinese. Ha ragione?

«Per quanto riguarda l’Italia no. Una delle mie prime missioni da ministro degli Esteri è stato andare in Israele e in Palestina ad incontrare l’Autorità Nazionale Palestinese. Ho ricevuto a Roma i ministri degli Esteri di Israele e dell’Anp. L’Italia ha sempre lavorato per questa strategia: due popoli e due Stati, dicendo contemporaneamente che nessuno può pensare di cancellare Israele dalla carta geografica».

Ma la formula due popoli e due Stati è materialmente realizzabile?

«È difficile, ma bisogna fare delle scelte politiche. È vero che quando ci si avvicina al traguardo, c’è sempre qualcuno che cerca di accendere il fuoco. Perché Hamas ha fatto l’attacco contro Israele? Perché cominciava ad esserci un dialogo tra Paesi arabi e Israele. Ma noi ci adoperiamo perché il filo del dialogo riprenda».

Ministro, in Europa il livello di allerta attentati è alto: l’Italia deve temere attacchi terroristici?

«Non ci sono segnalazioni particolari. Non bisogna drammatizzare, ma non bisogna neanche abbassare la guardia. Per questo abbiamo deciso di sospendere Schengen alla frontiera con la Slovenia. Sappiamo bene che l’area dei Balcani occidentali è un’area ad alto rischio. Ci sono migranti che arrivano da paesi sotto osservazione, ma c’è anche un traffico di armi molto forte».

Può essere un precedente? La sospensione di Schengen si può ripetere?

«Noi abbiamo sospeso il libero passaggio a una frontiera per una situazione d’emergenza. Hanno fatto un attentato a Bruxelles, hanno arrestato due terroristi a Milano. C’è una situazione di rischio, ripeto, che non deve essere drammatizzata né sottovalutata».

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

NO AL REATO D'OPINIONE #DDLZan

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