3 Agosto 2023

Tajani: «L’Italia deve rimanere nel Sahel. Ma niente guerra» – Intervista a “la Repubblica”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è reduce da ore concitate quando risponde a questa intervista. Alle 4 del mattino di ieri ha ricevuto il primo volo di rimpatrio dei cittadini italiani dal Niger e si prepara a quella di oggi che sarà una giornata tesa. È l’anniversario dell’indipendenza in Niger e mentre i golpisti rimangono sulle loro posizioni si prevedono proteste. Ciononostante l’Italia non intende modificare la sua presenza. «L’Italia non è nel mirino», assicura.

Ministro Tajani, qual è la situazione sul terreno in Niger? C’è un accordo possibile fra golpisti ed Ecowas o si va allo scontro? Oggi è l’anniversario dell’indipendenza in Niger: quali sono i timori?

«La situazione è in fase di evoluzione. Siamo favorevoli a qualsiasi tentativo diplomatico per trovare un accordo e per questo abbiamo tenuto aperta l’ambasciata a Niamey, e anzi la nostra ambasciatrice è rientrata in sede. Deve essere ripristinata la democrazia. Ma vogliamo che siano individuate soluzioni pacifiche. Siamo sempre stati contrari anche all’ipotesi di qualsiasi intervento militare europeo. Oggi è una giornata delicata, è stata annunciata una manifestazione che potrebbe arrivare di nuovo fino all’ambasciata francese».

La Francia ha annunciato l’evacuazione. L’Italia ha aiutato i connazionali a lasciare il Paese ma si è rifiutata di usare il termine “evacuazione”. Perché un linguaggio differente?

«II nostro è sempre un linguaggio prudente. Non tutti i nostri cittadini hanno deciso di partire. Non ci sono state fino a ieri manifestazioni contro l’Italia. Non riconosciamo il governo attuale. Ma gli stessi militari che hanno fatto il colpo di Stato hanno garantito la sicurezza del convoglio italiano che ha trasportato i nostri connazionali e molti cittadini stranieri, fra cui 21 americani, in aeroporto».

Il golpe ci ha colto di sorpresa nel Paese chiave della nostra presenza nel Sahel. Che cosa abbiamo sbagliato?

«Molti, forse tutti in Europa, sono stati colti di sorpresa da questa evoluzione all’interno del sistema di potere del Niger. È stata un’azione maturata all’interno del palazzo presidenziale. Il primo ministro nigerino si trovava a Roma: se avesse temuto un colpo di Stato non sarebbe stato in Italia. È stata la guardia del presidente ad agire autonomamente. Nessuno lo sapeva, né gli Stati Uniti né la Francia. Tutto il Sahel ormai da anni è in profonda evoluzione. Stanno cambiando gli assetti politici di un’area strategica per la sicurezza dell’Europa».

Ci sono stati contatti con i golpisti? E con il presidente Bazoum?

«Tutti i contatti si stanno tenendo a livello locale con l’ambasciata. Io ho sentito l’alto rappresentante Ue Josep Borrell; con la ministra Colonna ci scriviamo e ci sentiamo di continuo, l’ultima volta ieri mattina. Abbiamo un rapporto stretto, basato sui contenuti».

L’Italia ha 350 soldati presenti sul terreno. Che piani avete per loro: farli rientrare o rinforzarli?

«Al momento rimangono dove sono. I militari italiani come tutti gli altri contingenti occidentali. Noi addestravamo i contingenti nigerini e per ora abbiamo congelato naturalmente quelle attività, il nostro contingente rimane in caserma, nella sua base. La sicurezza dell’ambasciata è garantita dai carabinieri. Non è previsto un aumento del loro numero».

Francia, Germania e Spagna hanno sospeso gli aiuti al Niger. L’Italia no. Non si corre il rischio di finanziare i golpisti?

«Non abbiamo finanziamenti al bilancio, quindi questo rischio non si corre. Sono tutti finanziamenti alla società civile, alla cooperazione. E quelli bloccati dall’Ue sono legati a quelli diretti al bilancio».

La Russia ha fatto sapere che la sua posizione non coincide con quella di Prigozhin (che ha celebrato il golpe). Che gioco sta giocando in Niger?

«Non abbiamo nessuna notizia di un coinvolgimento della Russia nelle vicende nigerine nella fase di gestazione del golpe: ma che poi Wagner cerchi di mettere un cappello sopra e di infilarsi anche in Niger è un altro conto. Le manifestazioni con le fotografie di Putin erano più in chiave anti-francese che altro. Ma certo, in tutta quella regione la Russia da anni si è infiltrata con abilità».

A Parigi si ipotizza un sostegno esterno a un eventuale intervento militare di Ecowas. Qual è la posizione italiana a riguardo e con quali Paesi viene coordinata?

«La ministra degli Esteri francese non mi ha mai parlato di sostenere un intervento militare».

Il Niger è un importante snodo per l’immigrazione. Ieri sono state riaperte le frontiere con i Paesi vicini. Temete un aumento dei flussi?

«Può succedere di tutto. Uno dei corridoi più importanti dell’immigrazione verso Nord, ovvero verso la Libia, passa proprio dalla regione di Agadez. È una regione attraversata da trafficanti di droga, trafficanti di esseri umani e di armi. Anche per questo vogliamo essere presenti».

Sull’accordo Ue-Tunisia molte Ong hanno denunciato un aumento dei morti nel deserto della Libia, migranti che vengono respinti dalla Tunisia. È un effetto collaterale dell’accordo?

«Noi condividiamo la posizione di Papa Francesco, che ha chiesto di mobilitarsi per quei disperati abbandonati nel deserto. E condividiamo tutte le iniziative possibili per salvare vite umane nel deserto. Nessuno deve morire perché costretto a migrare».

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

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