16 Gennaio 2023

Tajani: «Noi siamo leali, ma il centrodestra non è un monolite»

Categorie: Interviste

Il ministro degli Esteri: «L’autonomia sia fatta bene. Il Mes? Serve elasticità»

 

«I nostri alleati possono dormire sonni tranquilli: non vogliamo creare problemi al governo, che deve durare cinque anni per dare le risposte che gli italiani si aspettano. Questo è il nostro compito e lo vogliamo onorare. Siamo sempre stati leali e lo saremo, pur facendo valere le nostre posizioni, perché il centrodestra è composto da forze diverse, e non è un partito unico».

Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepremier e coordinatore di Forza Italia, ha appena sentito Berlusconi prima di scrivere la nota in cui rassicura tutti sulla affidabilità del suo partito, che è sembrato lanciare più strali del previsto al governo, del quale — si dice — Berlusconi non sarebbe molto soddisfatto, soprattutto per il «protagonismo eccessivo» di Giorgia Meloni. È così?

«Assolutamente no. Ha parlato con lei proprio poco fa per farle gli auguri di compleanno, si sentono con regolarità, così come con Salvini, non si capisce come nascano certe ricostruzioni fantasiose, o malevole».

Non ci sarà un complotto giornalistico, no? Magari c’è una parte del suo partito che davvero non gradisce come voi ministri, e Meloni, vi state muovendo…

«Qualche scontento per non avere avuto qualcosa che pensava di meritare ci può pure essere, come in tutti i partiti. Ma contano i fatti: FI ha sempre sostenuto lealmente il governo in tutti i voti, in tutte le decisioni, collaborando e spesso dando soluzioni decisive ai problemi».

Berlusconi soffre il ruolo troppo defilato rispetto ai leader alleati e questo complica le cose?

«Ma Berlusconi non è e non può essere in competizione con nessuno, è il leader indiscusso di FI. Lui è il padre del centrodestra, è il leader senza il quale noi oggi non saremmo qui. Il suo nome è nella storia, non in una dichiarazione o un comizio in più o in meno. È sempre in collegamento con noi, la linea politica la dà lui. Non scherziamo».

Però problemi ci sono, come le diverse posizioni dell’autonomia differenziata. Salvini vuole portare a casa il risultato entro il 2023, voi sembrate frenare.

«Non vogliamo frenare né fare melina. Ma non è una corsa contro il tempo quella che dobbiamo fare, bensì una riforma fatta bene».

Che significa fatta bene?

«Significa che l’Italia è fatta da 60 milioni di cittadini, che non sono solo quelli di alcune regioni. E bisogna lavorare, come Costituzione prevede, perché tutti abbiano le stesse possibilità di sviluppo, assistenza, protezione, benessere. Il Nord ma anche il Sud, che non può essere lasciato indietro. E Roma Capitale, una battaglia che per primi abbiamo portato avanti. La vogliamo o no una Capitale all’altezza di Parigi, Berlino, Washington?».

Teme che il Nord possa effettivamente risucchiare le risorse del Sud?

«Dobbiamo evitare che succeda, per questo il nostro impegno sarà massimo. Le grandi fabbriche che hanno reso il Nord trainante sono state possibili anche grazie all’enorme capitale umano del lavoro di cittadini del Sud. Adesso dobbiamo lavorare ai Lep, pensare a un fondo di perequazione, tenendo conto che non faremo un decreto ma un disegno di legge e il Parlamento avrà modo e tempo per discutere».

FdI porta avanti la bandiera del presidenzialismo, la Lega quella del federalismo e voi nulla?

«Assolutamente no. Il presidenzialismo è una battaglia storica di Berlusconi, l’autonomia, fatta con equilibrio, ci vede d’accordo. Ma la nostra presenza è comunque costante e decisiva: in politica estera, in decisioni cruciali come quella sul tetto del gas per il quale si è battuto il nostro ministro Pichetto. Sulle riforme sta lavorando la ministra Casellati, sull’aumento delle pensioni e le decontribuzioni per i nuovi assunti andiamo avanti con determinazione. Ci siamo e ci saremo, pur nelle difficoltà che il governo affronta, che possono far cambiare l’agenda da un giorno all’altro per fattori endogeni come costi dell’energia, inflazione, guerra».

Su questo il rapporto con l’Europa sarà decisivo. Voi nel centrodestra eravate gli unici favorevoli al Mes: lo siete ancora?

«Noi chiedevamo di accedervi, ma con regole meno severe. Con modifiche, che non implichino ad esempio l’intervento della Trojka per chi volesse richiederlo. Ci stiamo lavorando, Meloni ha incontrato il direttore del Mes».

Ma siete per la ratifica o no? Senza ratifica si blocca il meccanismo per tutta l’Europa. Potete permettervelo?

«Ne stiamo discutendo. Una cosa è certa: se si chiede flessibilità all’Europa anche sul Pnrr, come stiamo facendo, bisogna anche essere disponibili noi alla stessa flessibilità. È un dialogo che sta andando avanti. Sono ottimista, come sulle prospettive del governo: perché tutti noi sappiamo che il nostro compito è quello di governare per cinque anni. E nessuno vuole venire meno al suo dovere».

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

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