13 Agosto 2023

Tajani: “Retribuzioni più alte puntando sulla contrattazione collettiva. Meno tasse sul lavoro e stipendi più ricchi” – Intervista a “La Stampa”

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No al salario minimo, sì alla detassazione degli stipendi. Dopo l’incontro a quattr’occhi con Giorgia Meloni il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani smorza la polemica sul decreto banche ma promette emendamenti in Parlamento. Ammette che scrivere la Finanziaria in autunno sarà complicato, e se necessario occorrerà tagliare la spesa.

Ministro Tajani, dopo lo scontro sul decreto banche, sul quale il suo partito non è stato consultato, venerdì ha avuto un faccia a faccia con Giorgia Meloni. Com’è andato? Vi siete chiariti?
«È stato un incontro positivo, per parlare di questo, di salario minimo, delle scelte che ci attendono in autunno. La direzione è quella di tagliare le tasse sul lavoro per offrire più risorse ai lavoratori».

Siete ancora convinti che il decreto vada modificato?
«Presenteremo una serie di emendamenti per tutelare le piccole banche, i risparmiatori e fare in modo che il provvedimento sia equo e non punitivo».

Il suo partito è contrario anche al salario minimo. O no?
«A nostro giudizio il salario minimo fissato per legge abbasserebbe la media delle retribuzioni. Per alzare gli stipendi bisogna puntare sulla contrattazione collettiva e combattere i contratti pirata. La nostra proposta di legge va in questa direzione. Per noi quel che conta è alzare il livello complessivo delle buste paga attraverso la loro detassazione».

Dunque la proposta dell’opposizione è su un binario morto. Ma con la Finanziaria ci saranno le risorse per le detassazioni? E non teme che in autunno la premier vi imponga nuovamente la sua linea senza consultarvi?
«Guardiamo avanti e non indietro. Il lavoro sulla manovra d’autunno lo abbiamo già iniziato».

La decisione di imporre una tassa straordinaria alle banche lascia intendere la difficoltà di trovare altre risorse. Sbaglio?
«Per l’autunno dobbiamo fissare delle priorità, che a mio avviso sono due: la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale e la detassazione di straordinari, tredicesime e premi di produzione. La migliore risposta alla richiesta del salario minimo sta qui».

Ma anche per finanziare un intervento del genere occorrono diversi miliardi, che al momento non è chiaro come reperirete. Lei sa che il fabbisogno è cresciuto più del dovuto…
«Purtroppo il quadro è complesso, soldi per fare tutto non ci saranno, e nessuno ha la bacchetta magica. L’economia va bene, l’export cresce, ma l’inflazione è ancora alta. Abbiamo davanti cinque anni di legislatura. Dobbiamo puntare sulla crescita, riformare Fisco, burocrazia, Giustizia civile».

Insisto: come reperite le risorse in autunno? Di alzare le tasse immagino non se ne parli, non resta che continuare a tagliare le spese, come avete già fatto con il reddito di cittadinanza e il superbonus.
«Di patrimoniali non se ne parla. Spazio per tagliare le spese non manca».

Teme che la Banca centrale europea aumenti ancora i tassi?
«Mi auguro la smetta, perché le nostre imprese non chiedono più prestiti e l’inflazione da noi, a differenza di quella americana, è provocata da fattori esogeni e dalla guerra».

La nostra inflazione però è doppia di quella americana…
«Io sono convinto che continuerà a scendere, anche senza ulteriori strette».

A proposito di scelte e di Forza Italia: è vero che dopo la decisione del governo sulla tassa alle banche lei ha ricevuto una telefonata dal numero uno di Mediolanum?
«Da segretario di partito io parlo con chiunque mi chiami: le banche, i sindacati, i commercianti, gli agricoltori. Ascolto e poi decido».

C’è chi dice che con la morte di Berlusconi e le fidejussioni al suo partito ormai Forza Italia è compiutamente un partito azienda.
«Si tratta di propaganda di chi non sa cosa dire. La famiglia ci è sempre stata vicina, non è una novità. Ma siamo un partito votato da milioni di elettori».

Questo è fuor di dubbio, ma è legittimo chiedervi se le vostre scelte sono o meno condizionati dagli interessi del gruppo.
«È una storia da respingere al mittente. È dal 1994 che ci accusano di essere un partito di plastica e siamo ancora qui, con cinque presidenti di Regione eletti. Mi ribello contro questo tentativo di delegittimazione di Forza Italia. Diamo fastidio perché siamo una forza di centro che ha resistito a tutte le avversità. A febbraio faremo un congresso, e prima di allora diverse iniziative. Siamo un partito vivo, altroché».

Ora che sta per consumarsi definitivamente la rottura con Calenda aprirete le porte a Renzi?
«Le nostre porte sono aperte ai militanti, di generali non ne abbiamo bisogno. Con Italia Viva abbiamo una linea comune sulla Giustizia: la nostra convergenza finisce lì. Noi stiamo nel Partito popolare europeo, loro no. Renzi è alleato della sinistra nelle Regioni, noi no. Non è possibile nemmeno un’alleanza alle europee. Per citare Franco Battiato, la nostra ambizione è diventare il centro di gravità permanente della politica italiana».

Ieri la premier ha scritto una lettera durissima al presidente emiliano Stefano Bonaccini a proposito delle sue accuse sulle scarse risorse a favore delle zone alluvionate in Romagna. Chi ha ragione?
«Sono d’accordo con Meloni, il governo ha fatto tutto quel che poteva fare ed ha stanziato parecchi miliardi. Solo il mio ministero darà complessivamente 700 milioni, 12 dei quai già erogati. E il generale Figliuolo è un eccellente commissario».

Questa settimana il Tesoro ha annunciato un investimento a fianco del fondo americano Kkr per la separazione della rete di telefonia da Tim, ma c’è da fare i conti con l’azionista francese di Tim e Mediaset, Vivendi.
«La separazione della rete è un interesse nazionale da tutelare, anche ricorrendo ad alleati».

Sembra che il Quirinale, garante del Trattato firmato con la Francia, sia preoccupato di un nuovo scontro con Parigi. È così?
«Insisto: si tratta anzitutto di tutelare l’interesse italiano. Se poi sarà possibile dialogare dialogheremo e troveremo una sintesi. Così come abbiamo discusso con la Francia su come trattare i migranti a Ventimiglia, e se necessario lo faremo in futuro».

A proposito di interessi italiani: a che punto è il piano Mattei per l’Africa?
«Ci stiamo lavorando con i nostri interlocutori africani, ed è importante farlo per evitare l’accusa di una nuova colonizzazione. Penso ad esempio alla necessità di società congiunte per l’estrazione delle materie prime, che devono essere trasformate nel territorio africano».

Il mese scorso avete firmato un accordo con la Tunisia per fermare il flusso dei migranti, ma resta bloccato il prestito da quasi due miliardi di dollari del Fondo monetario internazionale, cruciale per far uscire il Paese dalla crisi. Il presidente tunisino Saied sta resistendo alle riforme che chiede Washington. Come andrà a finire?
«Saied è contrario in generale a tagliare ogni sussidio, perché ciò potrebbe provocare difficoltà sociali. Vorrei si capisse che non possiamo pretendere dalla Tunisia sforzi impossibili. Mi pare che l’accordo Libia-Tunisia per soccorrere i migranti sia già un risultato positivo. Se non acceleriamo i nostri sforzi in quell’area, il Mediterraneo si trasformerà in un cimitero di migranti».

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

NO AL REATO D'OPINIONE #DDLZan

“We the people” tell the government what to do, it doesn’t tell us. “We the people” are the driver, the government is the car. And we decide where it should go, and by what route, and how fast.“We the people” are free. R.Reagan #Happy4thofJuly to our American partners!
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