15 Maggio 2023

Tajani: «Se si blocca il Mar Nero, nuova ondata di migranti» – Intervista a “Il Messaggero”

Ministro Antonio Tajani, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto intendere che la guerra proseguirà a lungo. Intanto sull’Africa si staglia l’ombra di una nuova crisi alimentare. Cosa succede se salta l’accordo per l’export di grano?

«E uno scenario che non vogliamo considerare, ne va della vita di milioni di persone in povertà. Ne nascerebbe una crisi nei Paesi dell’Africa centrale e sub-sahariana che, insieme alla guerra in Sudan, rischia di attivare una pericolosissima spirale sul fronte migratorio».

Un nuovo picco di partenze verso l’Europa?

«Si, l’instabilità dovuta all’assenza dei cereali e i beni alimentari di prima necessità potrebbe causare una nuova ondata di flussi. Per questo ci siamo attivati da tempo».

Come?

«Io stesso ho detto e ribadito all’Onu che l’accordo per un corridoio nel Mar Nero deve restare in vita. Abbiamo informato anche Zelensky che, insieme alla situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, questa è una delle nostre principali preoccupazioni. Confidiamo nella mediazione indipendente della Turchia».

A proposito: qual è la posta in gioco di queste elezioni presidenziali turche?

«Rispettiamo la volontà del popolo turco. Per noi la Turchia è e rimane un interlocutore fondamentale nella Nato per la stabilità del Mediterraneo».

L’Italia farà la sua parte?

«La sicurezza alimentare è in cima all’agenda diplomatica del governo. Ho da poco radunato gli ambasciatori africani a Roma per discuterne, il nostro settore agroalimentare è fiorente e a luglio ospiteremo nella Capitale la conferenza internazionale della Fao».

Un altro Paese africano rischia Il collasso: la Tunisia. C’è un piano italiano per evitarlo e scongiurare nuovi flussi migratori?

«Continueremo a fare di tutto per sostenere la Tunisia sul piano economico e invitiamo i partner europei a guardare la crisi di questo grande Paese con “occhiali africani”. Non si possono condizionare le riforme del presidente Saied ai finanziamenti, devono andare di pari passo. L’Italia ha già dato 10 milioni di euro e altri 100 sono in arrivo».

Ma per il prestito del Fondo monetario internazionale da 1,9 miliardi la strada è in salita, giusto?

«Siamo impegnati notte e giorno per aiutare a sbloccare i finanziamenti necessari ed evitare il collasso finanziario. Ma al tempo stesso dobbiamo capire i tempi e le difficoltà della realtà tunisina senza impartire lezioni a un popolo che ci è amico».

Cos’altro si può fare per frenare l’escalation migratoria?

«Deve intervenire l’Ue, non c’è altra scelta. Siamo in una congiuntura senza precedenti con la sovrapposizione di più scenari di crisi, dall’Afghanistan alla Libia, dalla Tunisia alla violenza di Boko Haram nel Corno d’Africa».

Quindi?

«Serve un Piano Marshall europeo contro il cambiamento climatico e i suoi effetti destabilizzanti in Africa. L’Italia farà la sua parte con il Piano Mattei».

Ci spiega in cosa consiste?

«Un piano di sviluppo per il continente che comprende investimenti in settori critici come l’estrazione delle materie prime e accordi di cooperazione energetica, alcuni li abbiamo già firmati, dall’Algeria all’Etiopia. Accordi win-win, non predatori. Cui potrebbero aggiungersi joint venture delle nostre aziende per la trasformazione delle materie prime in loco».

Tornando all’Ucraina, che bilancio fa della visita di Zelensky? L’Italia assicura a Kiev sostegno politico ma sul piano militare non può spingersi molto oltre.

«Stiamo perfezionando l’ultimo decreto di aiuti militari, esamineremo le loro richieste e sulle munizioni ci muoveremo con l’Ue. Ma siamo anche in prima linea per la ricostruzione, specie la fase più urgente, con la costruzione di scuole e infrastrutture civili».

Quindi l’Italia è garante della causa ucraina tanto quanto Francia e Germania?

«Su questo non c’è dubbio, siamo partner alla pari. Oggi sarò in Olanda per la tavola rotonda Vanvitelli e un business forum cui parteciperanno decine di imprese nostrane. Dopo la visita di Mattarella abbiamo deciso di investire di più sull’export bilaterale che nell’ultimo anno ha toccato il record di 55 miliardi di euro. L’Italia sta tornando protagonista in Europa e per questo respingiamo accuse e insulti immotivati».

Qui si torna agli incidenti con Parigi. Ricucirete?

«Con la mia omologa Colonna ci incontreremo a fine mese ad Oslo, noi vogliamo buoni rapporti con tutti, purché non siano di sudditanza. Non possiamo accettare offese gratuite dettate da ragioni di politica interna».

Non mancano le occasioni per fare asse con la Francia. Ad esempio la riforma del Patto di Stabilità.

«Costruiremo un asse del buonsenso. Siamo convinti che dal Patto debbano essere scorporate le spese per la Difesa e il Pnrr. Al tempo stesso vogliamo lavorare per un’unione bancaria comune e investire sulla Difesa europea».

Parliamo di Cina: l’Italia uscirà dalla via della Seta?

«Stiamo riflettendo se rinnovare il memorandum».

Che rapporti volete con Pechino?

«La Cina è un nostro competitor. Vogliamo buoni rapporti ma le regole devono essere uguali per tutti. Dunque diciamo no al dumping sociale e ambientale, alla concorrenza sleale, alla sottrazione di know-how al posto di investimenti di lungo termine».

In estate il viaggio negli Stati Uniti. Con Joe Biden i rapporti sono buoni?

«Sono ottimi, come dimostra la loro decisione di nominare un ambasciatore a Roma dopo due anni di vacatio. La visita di Zelensky conferma che l’Italia è garante della linea europea».

E se fra un anno vince Trump?

«I nostri rapporti non cambieranno. Siamo e restiamo alleati degli Stati Uniti».

Torniamo in Italia. Si è aperto il cantiere delle riforme. Prima l’autonomia o il presidenzialismo?

«Stiamo lavorando perché vadano di pari passo».

Ovvero?

«Senza un governo centrale solido, stabile e autorevole a Roma è difficile che la riforma autonomista funzioni. Per questo procederemo con entrambe le riforme sempre coinvolgendo il Parlamento e ascoltando le opposizioni e le regioni».

Sulle nomine il governo sembra diviso.

«No, assolutamente, abbiamo già dimostrato nei giorni scorsi che sono solo chiacchiere».

Ora è il momento dei vertici Rai. Sarà lottizzazione?

«No. Auspichiamo scelte di qualità nell’autonomia dell’azienda. Purché la Rai sia rispettosa di tutti i cittadini italiani e non sempre è stato così».

Fabio Fazio lascia. Dispiace?

«È il mercato..»

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

NO AL REATO D'OPINIONE #DDLZan

“We the people” tell the government what to do, it doesn’t tell us. “We the people” are the driver, the government is the car. And we decide where it should go, and by what route, and how fast.“We the people” are free. R.Reagan #Happy4thofJuly to our American partners!
🇺🇸🇮🇹🇪🇺