7 Gennaio 2024

Tajani: “Un errore candidare i leader alla Ue. A Bruxelles serve un solo presidente” – Intervista a “La Stampa”

ROMA. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani è rientrato l’altra sera da Parigi, dove ha partecipato ai funerali dell’ex presidente della Commissione Europea Jacques Delors. Nella corte d’onore del complesso degli Invalides c’erano tutti i vertici di Bruxelles, i capi di governo e alti rappresentanti delle cancellerie della Ue. «C’era la famiglia europea, i rappresentanti della nostra casa comune, uniti, insieme, per il funerale di uno dei nostri padri fondatori, un presidente della Commissione che in 10 anni ha fatto tanto per accelerare la crescita della nostra casa comune. Cito solo un numero: 14 milioni di giovani europei hanno frequentato l’Erasmus grazie a lui, l’ha voluto lui».

A Parigi, in quel piazzale, non c’era Marine Le Pen…
«Non ha un incarico europeo o di governo. La visione attuale della signora Le Pen non ha nulla a che fare con quella di Delors, che era invece fondata sulla fiducia nelle istituzioni comunitarie e nel mercato unico. Ma oggi non vorrei parlare di partiti nazionali e alleanze elettorali europee. Quello che dobbiamo chiederci è: con quale visione, con quale consapevolezza dei problemi europei vogliamo andare verso le elezioni del nuovo Europarlamento?».

Un attimo. Lei continua a non condividere, quindi, le aperture che arrivano dai suoi alleati di centrodestra? Anche Giorgia Meloni ora riconosce che Le Pen sta facendo «un ragionamento interessante».
«Meloni è leader dei Conservatori, Forza Italia invece è nel Partito popolare europeo e per noi è impossibile fare accordi con chi ha uno statuto di forte impronta anti-Ue e anti-Nato».

La premier dice che vuole parlare con lei e con Salvini prima di decidere se candidarsi alle Europee. Lei cosa non pensa?
«Non sarebbe la prima volta, Berlusconi l’ha fatto, quando voleva mandare un messaggio politico forte. Se però deve esserci un accordo tra i leader del centrodestra, come chiede Meloni, questo vuol dire che o ci candidiamo tutti o non si candida nessuno».

Ed è un problema?
«Se si candidano nello stesso momento la premier ei due vicepremier, credo ci sia il rischio che si perdono di vista le priorità del governo. E inoltre: io mi sono candidato cinque volte in Europa, non mi spaventa questo appuntamento elettorale, ma c’è prima il Congresso di Forza Italia da affrontare, e devo farlo con responsabilità».

Veniamo adesso alle possibili riforme europee: qual è la sua visione sullo stato di salute dell’Europa ad oggi? E cosa bisogna cambiare?
«Per Forza Italia la prima vera riforma da fare è quella che preveda una Difesa europea. Se vogliamo essere portatori di pace nel mondo, abbiamo bisogno di un esercito europeo. E questa è una precondizione fondamentale per poter avere una politica estera europea efficace. In un mondo con giocatori poderosi come Stati Uniti, Cina, India, Russia, con crisi che vanno dal Medio Oriente all’Indopacifico, i cittadini italiani, tedeschi, francesi o sloveni possono essere protetti soltanto da una cosa che esiste già, e si chiama Unione Europea. Quindi Difesa ed esercito comune devono diventare un fatto concreto. Non più rinviabile. Le resistenze nazionali a mettere in comune anche questi “pezzi di sovranità” saranno sempre forti, ma se rimaniamo divisi saremo sempre dei passerotti indifesi in un mondo in cui volano le aquile».

Una Unione europea pronta quindi a fare la guerra?
«No, una Ue pronta al peacekeeping , al monitoraggio, alla deterrenza. Capace di fare sintesi di ragionamenti e interessi anche divergenti, ma impegnata a unire le forze rapidamente e in maniera concreta. Capacità di spendere meglio e insieme. Se non acceleriamo su questo dossier saremo davvero sempre più fuori gioco».

Quali sarebbero invece le riforme necessarie per migliorare la governance?
«Quelle utili a velocizzare e migliorare le sue decisioni. E quindi bisogna allargare la possibilità del voto a maggioranza, una possibilità che vede ormai molti pronti ad adottarla. Ma poi parlare anche di un altro tema difficilissimo, un vero tabù: non possiamo avere due presidenti, il Presidente della Commissione e quello del Consiglio».

Sarebbe una rivoluzione profonda, che troverebbe molte resistenze nazionali.
«Immagino quali sarebbero le resistenze, ma questa struttura attuale, bicefala, ha fatto il suo tempo. Molti sono d’accordo. La modifica prevederebbe una revisione dei Trattati, il che potrebbe incoraggiare anche solo un avvio della discussione. E invece no: con tutte le cautele ei contrappesi, la leadership europea ormai deve essere rappresentata da un unico soggetto, dobbiamo parlarne».

Sarebbe favorevole all’introduzione da parte di Bruxelles di nuove tasse europee per ripagare i debiti del Recovery Fund?
«Sono favorevole a una tassa sui giganti del web. Questa è la prima tassa che metterei. Poi, magari, metterei una carbon tax sui prodotti extraeuropei inquinanti che si importano nei confini comunitari: chi vuole esportare in Europa da Paesi che continuare a super-inquinare dovrebbe avere questo trattamento diversificato».

Il Mes è naufragato definitivamente o può tornare sul tavolo delle trattative?
«Mi sembra superato. La riforma da fare è quella di introdurre un controllo del Parlamento europeo sull’operato dei vertici del Mes. I dirigenti del Mes dovrebbero farlo, così come la presidenza della Bce è tenuta a riferire più volte, durante l’anno, al Parlamento europeo. Ma il Mes è solo parte di un progetto che deve essere completato. Non è un capriccio mio o dell’Italia, è una necessità: bisogna andare avanti sull’Unione bancaria, sul Mercato unico dei capitali, sulla armonizzazione fiscale. Queste sono riforme che consolidano i progressi dell’Europa».

Dopo il Mes, la direttiva Bolkestein sulle concessioni dei balneari e degli ambulanti. Qui però rischiamo di farci male incorrendo in un’infrazione europea.
«Bisognerà trovare un compromesso. Si devono rispettare le decisioni della giustizia, ma anche tutelare le aziende. Dobbiamo trovare una formula».

Vuoi un cambiamento anche sulla regolamentazione della Concorrenza?
«Sì, dobbiamo alzare l’asticella e permettere di creare delle aziende che siano “campioni europei” in grado di competere a livello globale. Non possiamo avere regole della concorrenza vecchie di decenni, scritte quando la Cina non era questa Cina, e l’India era ancora un Paese emergente. Ormai la concorrenza è globale: l’Europa deve correre, è un continente industriale e le regole della competizione ormai devono tenere conto delle potenze industriali mondiali».

Sul fronte internazionale si parla dell’idea del governo israeliano di proporre un piano di trasferimento forzato dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Cosa ne pensi?
«Non c’è stata una vera proposta del genere. E mi sembra difficile poter trasferire delle persone. Il popolo palestinese deve rimanere dov’è. Chi deve uscire dalla Palestina è l’ala militare di Hamas. E l’unica soluzione resta quella dei due popoli, due Stati».

#RaffaellaCarrà verrà ricordata come una delle più grandi stelle dello spettacolo. Conosciuta in tutto il mondo ha rappresentato la cultura e i costumi dell'Italia, il suo talento e la sua contagiosa risata resteranno per sempre scolpiti nella storia dello showbiz. Ci mancherà 🙏

Auguri di pronta guarigione a #PapaFrancesco. Preghiamo tutti per la salute del @Pontifex_it. #Roma e la sua Chiesa hanno bisogno di lui. 🙏

NO AL REATO D'OPINIONE #DDLZan

“We the people” tell the government what to do, it doesn’t tell us. “We the people” are the driver, the government is the car. And we decide where it should go, and by what route, and how fast.“We the people” are free. R.Reagan #Happy4thofJuly to our American partners!
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